Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti il Foot-Ball Club Juventus nelle competizioni ufficiali della stagione 1925-1926.
Stagione
Nella stagione 1925-1926 la federazione di calcio autorizzò l'apertura ai calciatori stranieri. Le Zebre torinesi, che per il rinnovamento societario a opera degli Agnelli rappresentavano «il futuro del calcio piemontese», in campionato raggiunsero il primo posto grazie a nove vittorie consecutive – dal 13 dicembre 1925 (Mantova-Juventus 0-5 della 9ª giornata) all'11 aprile 1926 (Alessandria-Juventus 1-3 della 17ª giornata) –, per un totale di diciassette partite di fila senza subire sconfitte nel secondo raggruppamento della Lega Nord a dodici squadre; a ciò si aggiunsero nove partite (934') con la porta inviolata – dal 25 ottobre 1925 (Juventus-Milan 6-0 della 4ª giornata) al 28 febbraio 1926 (Parma-Juventus 0-3 della 12ª giornata) –, un record del calcio pionieristico, grazie anche alle prestazioni del trio difensivo composto dal portiere Gianpiero Combi e dai terzini Virginio Rosetta e Luigi Allemandi.
Con 17 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte la Juventus si qualificò, per la prima volta in cinque anni, alla finale della Lega Nord contro i campioni uscenti del Bologna, rinnovato un anno prima da Leandro Arpinati, vicesegretario nazionale del Partito Nazionale Fascista. Nella gara di andata giocata l'11 luglio 1926 allo stadio Sterlino di Bologna, le due squadre pareggiarono 2-2 (due reti di Ferenc Hirzer, capocannoniere di quella stagione con 35 reti in un totale di 26 partite). La gara di ritorno, giocata in Corso Marsiglia a Torino il 25 dello stesso mese, finì 0-0. Tre giorni dopo il tecnico bianconero Jenő Károly morì improvvisamente d'infarto, ad appena cinque giorni dalla decisiva partita di spareggio: il 1º agosto a Milano la Juventus, guidata ad interim dal giocatore-allenatore József Viola, vinse 2-1 grazie alle reti di Piero Pastore – terzo posto della classifica finale dei marcatori in campionato durante quella stagione con 26 reti – e Antonio Vojak.
La squadra torinese, in qualità di campione del Nord, affrontò quindi la finalissima nazionale contro l'Alba Roma, campione del Sud, vincendo sia all'andata per 7-1 a Torino l'8 agosto, sia al ritorno per 5-0 a Roma il 22 dello stesso mese. Così, con 37 punti (per un totale di 45 punti a fine stagione), il migliore attacco e la miglior difesa del torneo, con 68 reti a favore (per un totale di 84 a fine campionato) e 14 contro (per un totale di 18 alla fine dello stesso torneo), la Juventus si aggiudicò il suo secondo titolo federale, interrompendo un digiuno di ben ventuno anni – tuttora il più lungo nella storia del club –; indossò così sulla maglia, per la prima volta, il simbolo di campione d'Italia, composto all'epoca da uno scudo sabaudo rosso con una croce bianca all'interno, e un fascio littorio simbolo della Roma imperiale (utilizzato anche dalla nazionale italiana dall'incontro con l'Ungheria del 6 gennaio 1911).
Le disposizioni della Carta di Viareggio del 2 agosto 1926 portarono alla fusione della Lega Nord e della Lega Sud nella cosiddetta Divisione Nazionale, prima dell'inizio del ventisettesimo campionato a gironi.
Divise
Rosa
Risultati
Prima Divisione
Girone eliminatorio
Finali di Lega Nord
Finale
Statistiche
Statistiche dei giocatori
Note
Bibliografia
- Bruno Perucca, Gianni Romeo e Bruno Colombero (a cura di), La Storia della Juventus (2 voll.), Firenze, La Casa dello Sport, 1986.




